La Music Learning Theory

che cos'è?

La Music Learning Theory (Teoria dell’Apprendimento Musicale, MLT) è frutto di un insieme di importanti ricerche scientifiche e studi effettuati da Edwin E. Gordon. Già nei primi anni sessanta egli analizza e descrive i processi attraverso i quali conosciamo la musica e, nello specifico, sviluppiamo quel complesso insieme di competenze mentali e corporee da Gordon denominato audiation.

La ricerca

La ricerca di Gordon ha prodotto una notevole letteratura, la sua osservazione dei bambini è sempre stata attenta a cogliere in che modo possiamo favorire processi di apprendimento musicale rimanendo rispettosi delle individualità di ciascuno. Gordon ha presto individuato nella primissima infanzia un potenziale di apprendimento straordinario. Rifacendosi alle teorie psicopedagogiche di quegli anni, si è concentrato su come il neonato entra in contatto col mondo esterno e come procede nelle sue prime esperienze.
Ascolto, relazione, movimento, silenzio e voce hanno subito catturato la sua attenzione. Questi elementi gli hanno permesso di sviluppare il suo obiettivo principale: rendere la musica accessibile a tutti i bambini attraverso una relazione profonda con essa, sviluppando allo stesso tempo con gioia e piacere competenze musicali che resteranno per tutta la vita.

Edwin E. Gordon

Edwin E. Gordon (USA 1927 – 2015) è stato un musicista, insegnante di musica, docente universitario, esperto di filosofia e di psicologia della musica, ricercatore e studioso dei processi di apprendimento musicale. E’ l’ideatore della Music Learning Theory, autore fra i più importanti test sull’attitudine musicale e di numerosi saggi. La sua carriera musicale e universitaria è costellata di grandi riconoscimenti, ma quello che ci preme ricordare è il suo impegno nel cercare di trovare una risposta all’origine delle difficoltà, molto diffuse tra i musicisti, di sviluppare la propria musicalità, di saper improvvisare, di non rimanere legati allo spartito.

l'osservazione

 Ha dedicato molto tempo all’educazione musicale dei bambini osservando con grande sensibilità i processi di apprendimento musicale e procedendo a ritroso fino ad arrivare al neonato. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di averlo come docente in Italia per molti anni ed è impossibile dimenticare il suo impegno e la sua passione anche superati gli ottanta anni!
I suoi libri sono editi dalla Gia Publication Inc. e tutti i suoi contributi sono stati raccolti dall’University of South Carolina (Columbia) nell’Edwin E. Gordon Archive.

La musica si apprende come la lingua materna

Il bambino impara a parlare perché ascolta la sua lingua materna fin dalla nascita: la assorbe e inizia a conoscerla ancor prima di sperimentare le sue prime parole. Gli adulti si relazionano con lui con espressività, varietà e ripetizione di vocaboli: nessuno insegna a un bambino a parlare, ma parla e vive con lui esperienze attraverso un linguaggio che il bambino ascolta, imita e assimila in modo informale.
È molto più tardi che attraverso un’istruzione formale il bambino apprenderà la lettura e la scrittura come rappresentazioni simboliche di ciò che per lui ha già un significato. 

Gordon dimostra che l’apprendimento della musica procede in modo analogo e suggerisce la scelta di pratiche educative che lo favoriscano: l’immersione nel mondo musicale fin dalla nascita, l’uso prevalente della voce cantata nella relazione musicale con il bambino, la scelta di materiale complesso e vario. Tutto questo per sviluppare quel complesso insieme di competenze che porteranno il bambino alla formalizzazione di contenuti musicali già conosciuti informalmente. Lo strumento musicale come la penna dunque: si scrive e si suona dopo aver già imparato a parlare e cantare.

L’audiation

L’audiation è la capacità di sentire, ascoltare e pensare la musica anche quando non è fisicamente presente.
Per realizzare questo ho bisogno di sviluppare un insieme di competenze psicocorporee all’interno di una relazione educativa affettiva. Il neologismo di Gordon infatti racchiude in sé due concetti, audire (dal latino, ascoltare) e action (dall’inglese, azione).
Un ascolto attivo quindi, che passa anche per il corpo, fatto di comprensione e partecipazione a tutte le possibili declinazioni del far musica: dall’ascolto e assorbimento di un brano al canto, dalla capacità di sentire la pulsazione ritmica a quella di creare una seconda voce, dal sentire il centro tonale di un brano all’improvvisazione di 12 battute di blues.

L’audiation sta alla musica come il pensiero sta al linguaggio: una possibilità di stare nella musica con competenza a tutti i livelli, favorendo non solo la possibilità di comprendere i suoni, ma anche quella di arricchirci delle relazioni interpersonali e della bellezza che la musica porta con sé.

Cosa intendiamo per musica e per apprendimento musicale

Ognuno di noi, istintivamente, sa cos’é la musica anche se non trova le parole per dirlo. La musica è un linguaggio espressivo che appartiene a tutti i gruppi umani. Alcuni studi ci dicono che risale a migliaia di anni prima dello sviluppo della parola. I nostri antenati vivevano sugli alberi e da lì hanno portato con sé la capacità di giocare e comunicare coi suoni: usavano il canto e il ritmo al fine di spaventare i predatori e tranquillizzare i propri cuccioli prima della notte. Suoni organizzati secondo regole che venivano create istintivamente e conservate dalle culture.
La musica è un prodotto culturale: le sue regole cambiano di paese in paese e nei secoli, lentamente. I suoi usi sono diventati molteplici e da tanto tempo è considerata un’arte. Nei millenni è diventata molto importante per noi.
Abbiamo sviluppato aree del cervello che, in dialogo con l’esperienza del movimento e dei sensi, sono potenzialmente preposte a capire come i nostri simili giochino coi suoni musicali.
Ogni essere umano può accedere a questo importante linguaggio espressivo. Il principale obiettivo della nostra proposta educativa è favorire lo sviluppo di questa potenziale comprensione della musica affinché si attivino processi e competenze di audiation.

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